Il “caso Bertizzolo”, pur sapendo da mesi che sarebbe potuto accadere, mi ha portato ad aprire un’indagine giornalistica per fare chiarezza sulla normativa istituita dalla UCI con la riforma, studiata per professionalizzare il ciclismo femminile, tenuta nascosta dalle nostre Istituzioni, per poi amaramente esplodere con l’esclusione della stessa Bertizzolo dal Team Movistar, le cui motivazione le troveremo nella risposta Uni.
A seguito della vicenda Bertizzolo, visto che la Spagna ha attuato le disposizioni di legge, attive anche in Italia, che vietano il doppio contratto dipendente per gli Statali, mi sono chiesto che fine avrebbero fatto il resto delle nostre cicliste appartenenti ai Corpi di Stato, considerato che la riforma UCI, dal 1 gennaio 2020, escluda i doppi tesseramenti. Per capire meglio e dare la giusta informazione ho preferito contattare direttamente l’UCI, chiedendo loro spiegazioni.


L’UCI mi ha gentilmente risposto ma non mi permette la diffusione integrale della sua risposta che rimane solo per mia conoscenza. Risposta che conferma quanto espresso nei miei precedenti articoli:

- Sofia Bertizzolo è la prima vittima della riforma UCI voluta e firmata da Alessandra Cappellotto
La riforma UCI blocca il doppio tesseramento per i Team World Tour

L‘UCI vieta il doppio tesseramento ma fa un’eccezione per le Nazioni che lo permettono.
A tal proposito, ricordo che il sottoscritto, in gioventù, fu chiamato ad una scelta: entrare in un Corpo di Stato oppure passare professionista? Scelsi di passare professionista e dopo due anni decisi di appendere la bici al chiodo.
Non vedo perché, almeno in questo caso, alla donne venga consentito ciò che non è consentito agli uomini. Ma un’idea ce l’ho.

Come tutti sapete, in Italia, la legge di Stato 91, esclude le donne di tutti gli sport dal professionismo.
Per soccombere a questa grave discriminazione, si permette alla Federazioni sportive di istituire normative vantaggiose che dribblino la legge.
Nel ciclismo c’è il doppio tesseramento;
Nel calcio c’è il limite di 30.000 € ma da quest’anno i contributi previdenziali saranno a carico dello Stato (contribuenti);
Nel Volley non ci sono i limiti di ingaggio e via discorrente.
Della serie: fatta la legge trovato l’inganno.

Quel che mi chiedo è perché non si voglia aggiornare le vecchia legge 91 del 23 marzo 1981 e consentire a tutte le donne di poter ambire al professionismo. Quali meschini interessi vi sono dietro? Siamo l'unico paese al Mondo!
Da oltre 20 anni lotto in prima linea per le pari opportunità delle donne ma questa legge del doppio tesseramento non mi piace. La donna dovrebbe avere la possibilità di scegliere tra il professionismo o il dilettantismo (Corpi di Stato). Adesso non può farlo e si ricorre a questi sotterfugi in attesa di trovare la giusta soluzione che sarà necessaria per il proseguo dell’attività World Tour.

Una riforma giusta che mette in difficoltà i Team Italiani
L’unica formazione Italiana ad aver chiesto la licenza World Tour è Alè Cipollini. 
Alla luce di questa riforma, piena di buoni propositi per le atlete, cosa farà la nostra Federazione per supportare i Team e permettere loro di poter chiedere la licenza UWW?

L’Italia è destinata a diventare un serbatoio per le squadre straniere.
Vediamo velocemente come saranno strutturate le gare dal 2020 in poi e quali cambiamenti ci aspettano.
Dal 2020, il calendario UCI sarà suddiviso tra gare UCI Women’s World Tour, UCI ProSeries, Classe 1 e Classe 2. Le WWT saranno composte da un massimo di 23 eventi, la seconda tra i 20 e i 30. I due livelli differenti potranno avere rispettivamente fino a 25 e 30 competizioni. Naturalmente gli organizzatori delle gare UCI Women’s WorldTour e ProSeries dovranno rispettare gli standard imposti

Distinzione dei team in WorldTeam e in Continental Team.
Nel 2020 verranno concesse otto licenze WorldTeam dalla valenza quadriennale, nel 2021 quattro con scadenza triennale e nel 2022 fino a quindici con contratto biennale.
Le atlete dei WorldTeam avranno un salario minimo garantito (esclusi i premi):
nella prima stagione la soglia sarà di 15.000€ all’anno, per poi salire a 20.000€ nel 2021, a 27.500€ l’anno successivo e infine lo stesso che sarà stabilito per le squadre WorldTour maschili del 2023.
In quell’anno per la prima volta sarà introdotto lo status di neo-professionista.

Tutele per le atlete
Nessuna ciclista potrà correre più di 75 giorni all’anno (escludendo le apparizioni con le nazionali) e dovrà avere almeno 30 giorni di vacanza.
Tutte le tesserate avranno la copertura per malattia e maternità, oltre a una serie di garanzie secondaria: per le cure mediche, gli incidenti, assicurazione per la vita e l’invalidità. Dal 2022 diventerà valido un piano di risparmio pensionistico per le atlete.

Alle atlete dipendenti dei Corpi di Stato manca solo che il loro Team le porti a gareggiare. Perché non farlo, visto che all’interno di ogni corpo vi sono le migliori cicliste? Oppure, perché non partecipare alle gare WWT con la Nazionale?

Qualsiasi cosa può andar bene affinché le nostre guerriere possano continuare a pedalare e a vincere ma fino a quando non sarà modificata la legge 91 tutte le donne italiane dello sport saranno detenute nel dilettantismo. E questo non va assolutamente bene. ma non sembra che importi a chi dovrebbe.

Walter Pettinati