Il quartetto azzurro femminile dell'inseguimento si deve accontentare del 6° posto olimpico, un risultato che va stretto alle nostre ragazze abituate a conseguire ben altri risultati. La federazione si giustifica con il nuovo record italiano, fissato a 4'10"063, dicendo che quattro anni fa con questo tempo avremmo vinto l'Oro Olimpico. Un'ammissione che dimostra quanto le nostre avversarie siano migliorate rispetto a noi.
Si parla di nazionale giovane, con età media di 22 anni ma in realtà le nostre guerriere Letizia Paternoster, Elisa Balsamo, Rachele Barbieri, Martina Alzini e Vittoria Guazzini sono ragazze di grande esperienza internazionale che hanno vinto tutto quello che fino adesso c'era da vincere, sia nell'inseguimento sia nelle loro rispettive specialità. E su queste specialità che confidiamo nel loro riscatto olimpico, dove anche l'intelligenza tattica ha un peso.


Ci tengo a sottolineare che questa mia osservazione non è diretta alle ragazze, che si sono impegnate al massimo, come sempre. Neppure a Dino Salvoldi che ha dimostrato di essere un CT vincente. Ma all'approssimazione delle nostre istituzioni sportive e governative che non mettono a disposizione delle nostre nazionali le strutture idonee per farle allenare e crescere. A differenza delle nazionali avversarie che migliorano di anno in anno, noi rimaniamo in surplace.

Non sto a scrivere le doti personali e le vittorie risportate da ognuna di queste ragazze, chi segue il ciclismo femminile sa di cosa sono capaci. Dico che questo risultato è la conseguenza di quello che siamo stati in grado di seminare in questi anni.

Dobbiamo ammettere che le nostre avversarie hanno viaggiato con tempi nettamente migliori e non staranno certamente ad aspettare i miglioramenti del quartetto azzurro ai prossimi appuntamenti. Questi risultati non sono frutto dell'improvvisazione. Non sono deluso di questo flop, lo sentivo da tempo. Sono solo amareggiato per le ragazze e per lo Sport Italiano femminile.

Evitiamo, quindi, di buttarla sul quartetto più giovane e sui prossimi Giochi Olimpici, bisogna mettersi la mano sulla coscienza e passare subito all'azione investendo sul ciclismo su pista prima di diventare la cenerentola del globo.

Non bastano più i Corpi di Stato per assicurare alle ragazze più forti un avvenire sportivo (siamo rimasti all'insegnamenti dell'URSS anni 70/80).

Le ragazze migliori stanno emigrando all'estero, i team Italiani non hanno le disponibilità economiche per garantire un'attività professionistica. Bisogna trovare le giuste soluzioni. Gentile presidente Dagnoni, bisogna pretendere come sta facendo il calcio femminile, passato sotto i club professionistici ricchi di debiti. L'anno prossimo, 10 Club passeranno al professionismo grazie ai contributi del Governo.

Il Ciclismo non è uno sport secondo a nessuno. Per il nostro glorioso passato, per l'orgoglio nazionale e di tutti i sacrifici fatti, ci meritiamo di riportare il grande ciclismo in Italia con un Team Italiano, con le nostre tradizioni e con le nostre uniche competenze.

Walter Pettinati