9 aprile 2018 - Un tragico destino ha colpito ancora il mondo delle due ruote.
È successo ieri durante la 116esima edizione della Parigi Roubaix, il palco di un monumentale Peter Sagan che ha tagliato il traguardo alzando le braccia al cielo a pugni chiusi. E sono state quelle immagini, insieme a quelle delle cadute e delle imprese di una classica gara di ciclismo, a scontrarsi con le scene drammatiche di colui che è involontariamente diventato l’altro protagonista di giornata, il ventitreenne belga Michael Goolaerts, al suo esordio sulle strade dell’Inferno del nord.

La caduta, i soccorsi che lo rianimano con un massaggio cardiaco e un defibrillatore, il trasporto all’ospedale di Lille, voci del suo decesso poi smentite, il susseguirsi di respiri di sollievo e di preoccupazioni per le gravi condizioni di salute del giovane ciclista e, nella tarda serata di ieri, la Fine. La fine di ogni speranza, il suo decesso in seguito ad un arresto cardiaco comunicato con un tweet proprio dal suo team, il Véranda’s Willems Crelan.

È ancora il dolore a segnare le strade del ciclismo, con l’ennesima incomprensibile morte nello sport che si aggiunge a quella che è diventata una vera e propria lista nera e che continua a riempire i nostri cuori di tristezza e le nostre menti di domande.

Quella di Michael è ancora una vita spezzata troppo presto, quella di chi, vivendo di passione, ha il coraggio di insegue i propri sogni... se non a lui, e a loro, a chi appartiene l’eternità?

Ci stringiamo al dolore della sua famiglia, ai suoi cari, alla sua squadra e all’intero mondo del ciclismo.

La redazione di cicliste.eu