Coraggiosa e di grande carattere la prova delle rocketgirls di Dino Salvoldi nella finale contro la predestinata Gran Bretagna. Già nel primo round i destini appaiono segnati, con un grande tempo per il quartetto britannico, di 5 secondi circa più basso delle nostre Letizia Paternoster, Elisa Balsamo, Marta Cavalli e Silvia Valsecchi (4’16”731 contro 4’21”005).


Nella finale le azzurre hanno provato a vincere, com’era giusto che fosse, visto anche che erano le campionesse uscenti (per due anni consecutivi). Hanno tentato di tenere il ritmo delle britanniche, seguendole sul loro campo. Ci sono riuscite fino al terzo chilometro. Poi si sono disunite, lasciando il campo libero alle avversarie. La medaglia d’argento, però, non può passare certo come una sconfitta, vista l’età delle ragazze; tre quarti del quartetto è composto da ragazze di circa venti anni. Paternoster, Balsamo e Cavalli rappresentano il futuro; il quartetto messo in pista a questi Europei è in perfetta continuità con il progetto di crescita annunciato da Dino Salvoldi, che sapeva di dover inserire gradatamente, su un gruppo consolidato e vincente, le nuove leve.

Nonostante queste considerazioni, però, la delusione si legge sul volto delle azzurre: “Arrivare ad un soffio dall’oro e non conquistarlo è come un sogno che non si realizza. Ma noi siamo fiduciose, lavoreremo ancora sodo e lo faremo per raggiungere un sogno ancora più grande” afferma la dicianovenne Paternoster.

Anche per Marta Cavalli c’è un po’ di amaro: “Arrivare fino a qui e vedere sfumare l’oro non è piacevole. Anche in considerazione del duro lavoro che c’è stato prima. Ma abbiamo avuto l’occasione e l’unica cosa che sapevamo di poter fare contro un colosso come la Gran Bretagna era quella di spingere a tutta e tentare di contenere queste atlete. Sul finale c’è mancato ritmo e forse anche gambe. Non abbiamo inoltre avuto la possibilità di allenarci sui quattro chilometri e questo ha inciso. Voglio però vedere questa medaglia come un punto di partenza, non certo di arrivo!”.

LE ALTRE GARE - Nella sessione pomeridiana, si è disputata la finale dello scratch donne che vedeva al via, per gli azzurri, Rachele Barbieri, oro mondiale nella specialità nel 2017 e vincitrice della classifica di specialità in Coppa del Mondo. La sua è stata una corsa tatticamente perfetta: si è preservata per metà gara e, a pochi giri dalla fine, si è messa a ruota della plurititolata Kirsten Wild (Paesi Bassi), che, si sapeva, avrebbe potuto fare la differenza, come alla fine è stato. Rachele ha mantenuto la posizione fino a due giri dalla fine poi è stata sorpresa dalla belga e dalla britannica perdendo così il contatto con la ruota della Wild, cogliendo un quarto posto un po’ amaro. Non fa mai piacere restare ai piedi del podio, ma il piazzamento conferma che questa specialità è nelle corde dell’azzurra, sempre protagonista quando la gara conta.

Si è concluso il torneo della velocità olimpica donne e uomini. Tra le donne, la giovane coppia Elena Bissolati e Miriam Vece ha affrontato, nelle qualificazioni, la Lituania, coprendo la distanza in 34”653, non sufficiente purtroppo per accedere al turno successivo.

Ufficio Stampa FCI