A tutte noi, beffate e sbeffeggiate da una cultura e da una legge che troppe volte finge di tutelarci, alzando barriere e appendendosi a cavilli che uccidono e fanno male il doppio.
26 novembre 2017 - Mi sono sempre chiesta se servisse istituire una giornata per gridare al mondo il nostro NO alla violenza sulle donne.... se le tante parole sfoggiate in certe occasioni siano effettivamente quello di cui abbiamo bisogno per migliorare le cose. Se basti riempire piazze e bacheche di una valanga di NO che vanno avanti con il condizionale e se lanciare messaggi che dovrebbero essere così ovvi e intrinsechi nella nostra cultura.


Quella cultura di cui spesso ci vantiamo tanto. La nostra famosa mentalità occidentale: “il top”, quella che ci sembra tanto irraggiungibile dalle altre parti del Mondo e che tutti noi portiamo tanto in palmo di mano.
Ma quanti con lo stesso palmo ci colpiscono... picchiandoci e ammazzandoci corpo e anima?! Quanti si riempiono la bocca della parola “rispetto” senza averlo realmente, immobili davanti alla possibilità di forzare quelle gabbie in cui passato e presente ci rinchiudono.
È violenza sì. Quella fisica che ci cancella e quella psicologica che ci costringe ancora a vivere nell’ombra; quella che ci impone di non oltrepassare certi limiti, che non ci fa sentire abbastanza o ancora quella che ci nega i nostri diritti.

A fare il ritratto dell’Italia sono i numeri.
Dati 4° rapporto di Eures
“Nei primi 10 mesi del 2017 sono state 114 le donne uccise. Nel 2016 i femminicidi sono stati 150, nel 2015 erano stati 142. Un aumento del 5,6% con più di 20 vittime in Lombardia e 17 in Veneto. Dal 2000 a oggi le donne vittime di omicidio volontario in Italia sono state 3000, il 37,1% di tutte le persone uccise.”
Dati Istat
“Dei quasi 7 milioni di donne che hanno incontrato nel corso della loro vita un uomo violento, il 20% ha subito violenza fisica, il 21% violenza sessuale. Ci sono poi 3.466 milioni di donne vittime di stalking.”

Dati inquietanti e disarmanti.
Rilevazioni che mettono i brividi, che ci scaraventano nel baratro della paura e della rabbia. Rapporti che non si limitano a toglierci la terra da sotto i piedi, ma ci seppelliscono.
E dalla buca, alzando gli occhi, la vista è chiara, nitida come non mai. A scrutarci e a prenderci di mira dall’alto quella superbia e tanta falsità con cui abbiamo da sempre convissuto, circondata da una platea di doppie facce che da un lato rassicurano e dall’altro infieriscono. Le prime a scandalizzarsi davanti a casi di violenza, capaci solo di gridare slogan davanti alle telecamere o dietro alle tastiere, senza alzare un dito quando hanno l’opportunità di farlo.
Doppie facce che prima di essere politici, imprenditori e quant’altro, sono persone: uomini e anche donne.

Quante donne sono costrette a scendere a compromessi per poter lavorare, a quante non è consentito farlo perché semplicemente mamme o anche solo potenziali, quante sono quelle che ci rinunciano perché non viene loro concesso un part-time.
Penso a tutte quelle donne che sono troppo poco giovani o troppo poco esperte, troppo poco belle o troppo belle.... A quelle che parlano troppo.
A tutte quelle donne che non sono all’altezza di un uomo, che non sono forti e brave come lui.
A tutte le sportive che nel nostro Paese non hanno il diritto di fare della loro passione un lavoro. Che non meritano lo stesso palco degli uomini e nemmeno di avere le stesse chance di mettersi alla prova percorrendo una strada sbarrata da una norma di 36 anni fa, la Legge 23 marzo 1981 n. 91.

“Per tutte le violenze consumate su di Lei,
per tutte le umiliazioni che ha subito,
per il suo corpo che avete sfruttato,
per la sua intelligenza che avete calpestato,
per l’ignoranza in cui l’avete lasciata,
per la libertà che le avete negato,
per la bocca che le avete tappato,
per le ali che le avete tagliato,
per tutto questo:
in piedi, Signori, davanti ad una Donna.”
William Shakespeare

A chi non grida solo un NO.
A tutte quelle Donne che hanno il coraggio e la forza di non arrendersi.
A chi crede nei sogni. Per chi non li trasforma in realtà.

A tutte noi.

Ilenia Milanese
cicliste.eu