Il Governo continua ad ignorare le donne dello sport: 6 milioni di euro destinati al Giro d’Italia.
24 ottobre 2017 - Nella bozza della Finanziaria 2018, tra le varie disposizioni in materia di sport previste, brilla lo stanziamento di un contributo triennale destinato all’organizzazione del Giro d’Italia di ciclismo.
Il comma 23, infatti, prevede un impegno di spesa per la realizzazione del Giro d’Italia, stabilito con un programma triennale di finanziamento pari a 2 milioni di euro all’anno, per un totale di 6 milioni di euro. Niente in confronto ai 60 milioni di euro regalati alla Ryder Cup di golf con la Legge di Bilancio 2017.

Dal Ministero dello Sport assicurano che l’erogazione del contributo sarà vincolata alla realizzazione di interventi mirati alla valorizzazione del territorio e che le modalità di gestione dei soldi pubblici saranno decretate a 120 giorni dall’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2018.

Il ciclismo per valorizzare il territorio
Una bella idea in tutto, a supporto della gara a tappe maschile che dal 1909 tinge di rosa le nostre strade, che ha fatto e ha visto la storia del nostro Bel Paese, tanto da diventarne un simbolo nazional-popolare ed entrando a far parte del panorama internazionale nel triangolo delle corse più importanti, insieme al Tour de France e alla Vuelta.
Un giro in grado di affollare piazze e strade, che, con la sua carovana di ciclisti, curiosi ed appassionati, muove una macchina talmente grande da apportare una buona opportunità economica e turistica di tutti i luoghi, borghi, paesi e città che tocca, influendo positivamente sul settore terziario nazionale - ma anche continentale ed extraeuropeo, visti gli sconfinamenti che nel 2018 saranno in Israele, per la prima volta fuori dell’Europa, con tanto di presenza del Ministro dello Sport Luca Lotti alla presentazione del Giro d’Italia 2018 a Gerusalemme (da dove partirà la prima di tre tappe nel territorio israeliano).

L’organizzazione
La manifestazione è organizzata da Rcs Sport S.p.A.. Azienda privata, sotto la direzione generale di Paolo Bellino che - come si può leggere nel sito internet - “trasforma l’energia dello sport in business”; nonché società partecipata del colosso editoriale RCS MediaGroup, della quale Urbano Cairo ne è il presidente e l’amministratore delegato.

Una macchina da soldi
A detta dello stesso editore - riporta “il Fatto Quotidiano” - la manifestazione ha fruttato nel 2016 circa 25 milioni di euro (con una crescita fino a quota 40 nell’ultima edizione del centenario).

Brilla l’assenza delle Donne
Al Governo devono essersi dimenticati che in Italia esiste anche il Giro d’Italia femminile, divenuto, dal 2016, Internazionale entrando a far parte del calendario internazionale UCI Women’s World Tour. Un giro en rose che vede la partecipazione di tutte le migliori cicliste élite al Mondo che si trovano a darsi battaglia sulle strade del calendario Women’s World Tour, che prevede gare internazionali - molte delle quali in concomitanza con la stessa gara maschile.

La solita occasione persa
Mentre UCI investe, promuove e spinge il ciclismo in rosa con l’istituzione del WWT, portando la carovana del gentil sesso sulle stesse strade delle grandi classiche, il nostro Governo si dimentica della loro esistenza e perde una buona occasione per ridurre il gap con i Paesi europei più avanzati in fatto di pari opportunità.

Le Donne italiane guerriere in prima fila
Se poi si fermassero a guardare i fatti, non servirebbe di certo essere un genio per capire che nel ciclismo i successi internazionali arrivano soprattutto per merito delle Donne. Lo dimostrano ogni volta che indossano gli scarpini e si confrontano con le più sostenute rivali.
Basta guardare le conquiste delle nostre azzurre nel panorama europeo e mondiale del 2017.

Le nostre ragazze non dispongono degli stessi diritti acquisiti nella maggior parte del Mondo. In Italia una legge dello Stato nega il professionismo a tutte le Donne; in Italia si allenano nei velodromi all’aperto e, dove ne trovano uno chiuso, ci piove dentro. In Italia si devono allenare con la paura di entrare a far parte del bollettino di guerra delle nostre strade, che ci regalano un morto ogni 35 ore.

Il Giro Rosa
Basterebbe anche un misero 10% della somma destinata al Giro d’Italia per garantire un Giro Rosa da favola, da far invidiare tutte le nostre Istituzioni. Oppure, per far conoscere maggiormente il ciclismo femminile... al grande pubblico, perchè non far entrare il Giro Rosa all’interno del Giro d’Italia, come è stato fatto in molte classiche del Nord? (valutando bene i pro e i contro)

Abbiamo seguito tutte le gare del WWT - naturalmente tramite Eurosport, visto che mamma Rai pensa ad altro. Ogni gara, ogni classica, organizzata in contemporanea con il ciclismo professionistico, è un palcoscenico unico che regala grandi emozioni, degne delle protagoniste del ciclismo.

Ilenia Milanese & Walter Pettinati
cicliste.eu