Vercelli 23.05.2018 - Se è vero che esiste una dote innata nel saper compiere determinati gesti tecnici, se è vero che la passione è insita nel dna di un individuo ancora prima della nascita, se è vero che basta una scintilla per far scoppiare l’amore verso una due ruote allora l’intervista a Maria Giulia Confalonieri (classe 1993 di Giussano) vi aprirà le porte verso la scoperta di tutte queste verità.

Se dovessi fare un tuffo nel passato, come racconteresti la tua prima volta con una bici da pista?
Penso sia stata al velodromo di Dalmine quando ero esordiente. All’inizio la vedevo come un’attività alternativa agli allenamenti di tutti i giorni, poi ha preso il sopravvento e, tolta la strada, penso sia la specialità che mi piace più fare. Tutto è iniziato perché ho avuto un bravo mentore: ho corso sette anni per la Cicli Fiorin e sono passata dal praticare l’attività su strada alla mountain bike, dal ciclocross alla pista. Mi hanno insegnato tutto riguardo alla tecnica di gara e al saper stare in bici e, con loro, la multidisciplinarietà promossa da Daniele Fiorin.

Dopo aver militato tra le file della Lensword Kuota, sei passata a correre con la divisa della Valcar PBM; come ti trovi in squadra?
Rispetto allo scorso anno penso sia un gruppo molto più coeso e per questo mi trovo bene; ritengo che sia molto più semplice essere così unite in primis perché la differenza di età è relativamente poca, le più grandi sono del 1993 e le più “piccole” del 1999, poi anche perché siamo tutte italiane quindi non ci sono incomprensioni che possono sorgere tra compagne di diverse nazionalità.

Cosa pensi dei risultati ottenuti ai mondiali di Apeldoorn nella specialità della madison e cosa pensi che possa regalare invece il futuro di questa specialità alla nazionale italiana?
Per il livello che avevamo raggiunto a Marzo potevamo giocarcela meglio, almeno per puntare al secondo posto. La prima coppia era irraggiungibile ma siamo comunque soddisfatte del lavoro svolto. Ci piace ricordare comunque la vittoria, sempre nella specialità della madison, nella prova di coppa del mondo tenutasi a Minsk, in Bielorussia. La madison è una disciplina che mi piace molto, è una specialità olimpica che secondo il mio punto di vista potrà vedere l’Italia rosa protagonista: le atlete adatte a questa particolare specialità sono numerose e sono tutte giovanissime, sicuramente nel giro di pochi anni saranno all’altezza delle altre nazioni. Certo c’è ancora tanto da lavorarci, soprattutto a livello tecnico, ma tutto è possibile e confido nelle nostre capacità. Inoltre molte delle nazioni più forti in questi anni non hanno la fortuna di poter contare su di una rosa così numerosa come quella di cui dispone l’Italia. Magari non nel giro di pochi mesi, ma penso che già dal prossimo anno, la nazionale italiana potrà avere a disposizione per questa specialità un sette-otto atlete, tutte all’altezza di poter competere in gare internazionali e, chissà, magari ottenere la qualificazione olimpica nella specialità.

Quali sono i tuoi obiettivi per ciò che resta di questa stagione?
Per la stagione in corso proverò a vincere almeno una gara su strada. Ultimamente come team riusciamo sempre a piazzare almeno un’atleta nella top ten delle competizioni a cui partecipiamo a livello internazionale. Proveremo a lavorare per essere ancora più organizzate dal punto di vista tattico e cercheremo di essere sempre presenti nelle fasi cruciali di gara e nei tentativi di fuga.

Gloria Manzoni