Federica Piergiovanni, anno 2001, proveniente dal tacco dello stivale italiano, impara ad andare in bicicletta all’età di 5 anni grazie all’aiuto di papà Marco.
Inizialmente la bicicletta non sembra fare breccia nel cuore di Federica, tant’è che inizia a praticare diversi sport: tra cui nuoto e tennis, fino a quando una signora le porge all’uscita della scuola elementare il volantino di una società ciclistica.

Così inizia la sua storia: nella Gaetano Cavallaro, all’età di 10 anni, prendendo parte ad una gara di sprint.
“Inizialmente non ero al livello delle altre bambine, erano ben più forti di me. Per di più le gare dei giovanissimi sono promiscue e le bambine non hanno possibilità di potersi esprimere al meglio. La prima gara femminile a cui ho partecipato è stata in occasione del meeting nazionale”

E’ invece durante il passaggio alla categoria “esordienti” che Federica incontra le prime difficoltà.
“Gareggiare con i maschi non è affatto semplice, si fanno rispettare in gruppo. Apparentemente questa situazione può sembrare svantaggiosa, una volta analizzata, invece, si è rivelata essermi stata di grande aiuto, dal momento che mi sono messa alla prova e mi sono migliorata”

Solo due anni dopo, da allieva, acquista consapevolezza e prende l’importante decisione di militare per una squadra del nord Italia, gestita da Daniele Fiorin, il quale le dà le basi per rendere al meglio.
“Non ero sicura si trattasse della scelta giusta, temevo di non esserne all’altezza. D’altronde mi sono trasferita da maggio a settembre nella “casetta” della squadra, a 7.30h da casa (in treno), lontana dalla mia famiglia; questo per seguire la mia passione. A tanti potrebbe sembrare un sacrificio, però tutto ciò non mi pesa. Ho sentito il bisogno di confrontarmi con chi era sul mio stesso piano. Al sud il ciclismo femminile è del tutto assente, non ci sono né squadre, né gare. Inoltre al nord c’è una vera e propria cultura dello sport: ci sono validi ds e tabelle di allenamento personalizzate. Anche le gare sono diverse, si compete con le migliori d’Italia, i ritmi di gara sono più alti e ci sono molte fughe, bisogna stare attenti.”

La pugliese, proprio in quell’anno ottiene numerosi risultati: vince il campionato regionale a cronometro e coglie un importante secondo posto al campionato italiano nella medesima specialità, inoltre giunge seconda sul Ghisallo, ripresa solo a pochi metri dall’arrivo.
“Sono felice della scelta che ho fatto; mi sono responsabilizzata molto e sono cresciuta sia a livello ciclistico che umano. Quell’anno ho ottenuto i primi risultati, che fino a qualche anno prima credevo irraggiungibili. E’ grazie a Daniele Fiorin che sono diventata quella che sono. Appena arrivata mi ha fatto fare un test al ciclomulino e in quel momento le mie potenzialità si sono trovate nero su bianco.”

Per Federica, però, è il 2017, con la Inpa-San Vincenzo, l’anno della conferma; porta a casa un tricolore nella crono-squadre ed arriva anche la tanto attesa vittoria sul Ghisallo, ottenuta dopo una fuga iniziata dal primo km. L’ultimo successo, nonché primo nella nuova categoria, lo coglie 15 giorni fa a Corridonia, in maglia Valcar.
“La Valcar è come una seconda famiglia, mi hanno fatta sentire a casa. Ho un buon rapporto col mio ds, sempre disponibile al confronto e col presidente che mi tratta come una figlia. Il segreto è lavorare insieme e credere tutte in ciò che si fa. Trovo anche stimolante il fatto di essere a contatto con le elitè e di avere la possibilità di correre all’estero con le “big” e, magari in un futuro non troppo lontano, affiancarle nel campo gara.

Francesca Daniel