Lo zampino di nonno Gianfranco ha innescato la passione per le due ruote di Federica Severi, che pedala da otto anni inseguendo i suoi sogni, superando le difficoltà e puntando verso nuovi traguardi, tenendo stretta la sua bicicletta e portando con sé i suoi insegnamenti.

3 maggio 2018 - Il ciclismo è uno sport duro e faticoso, capace di impossessarsi di chi lo ama, regalando emozioni uniche. È così che, pedalata dopo pedalata, nascono legami indissolubili e si rafforzano quelli che esistono già.

La storia di Federica Severi ne è certamente un esempio. Classe 1998, è al secondo anno nella categoria elite e, dopo aver superato la maturità a pieni voti, ha deciso di inseguire il suo sogno di diventare una brava ricercatrice che l’ha portata a lasciare la sua regione natale - l’Umbria - e a trasferirsi in Emilia Romagna dove frequenta l’università. Ed è delle difficoltà di conciliare studio e due ruote, di inconvenienti superati in questi otto anni in sella, di traguardi raggiunti e di nuovi obiettivi, ma anche di cosa significa condividere una passione contagiosa che ci ha raccontato Federica, che continua a correre anche per merito del suo più grande tifoso: nonno Gianfranco!

“Ho iniziato ad andare in bici un po' per caso, a circa 11 anni, quando ho iniziato a fare delle "passeggiate" con mio nonno, che da grande appassionato, faceva un sacco di chilometri al giorno.

La proposta allettante
Poi un giorno mi ha proposto di provare in una squadra vera e io ho accettato, anche se nel frattempo facevo già nuoto e giocavo a pallavolo.

Nuoto, pallavolo e ciclismo
Per il primo anno ho portato avanti tutti e tre gli sport, poi ho lasciato il nuoto e infine la pallavolo, perché gli orari e i giorni degli allenamenti coincidevano e non riuscivo a portarli avanti entrambi.

Una passione travolgente, anche se...
Nonostante io giocassi a pallavolo da 7 anni, nel giro di un anno mi ero appassionata così tanto al ciclismo, da decidere di metterla da parte, perché la bici mi dava delle emozioni diverse, più forti, anche se il mio primo approccio con la bici non era stato di certo soddisfacente (da un punto di vista unicamente agonistico). Infatti, io ho iniziato a gareggiare nella categoria esordienti primo anno, in una squadra principalmente maschile, la Nestor di Marsciano, e mi sono trovata a gareggiare con ragazze e soprattutto ragazzi (perché essendo in questa squadra facevo quasi esclusivamente gare maschili) che avevano molta più esperienza di me, e devo dire che all'inizio è stato traumatizzante perché sono passati mesi, prima che riuscissi a finire una gara.

L’infortunio e il grande desiderio di risalire in sella
Quando dopo un anno avevo acquisito una buona confidenza con la bici, ho avuto un infortunio, sono caduta durante una gara, riportando una frattura della mandibola in 3 punti. Oltre al dolore fisico che provavo e al fatto che per un mese e mezzo ho mangiato esclusivamente cose liquide, la sofferenza più grande è stata non poter andare in bici e, nonostante i miei familiari si fossero molto spaventati e mi avessero chiesto di abbandonare questo sport, appena ho avuto l'ok dai dottori sono subito risalita in sella! I primi tempi sono stati difficili perché dopo la caduta avevo paura di stare in mezzo al gruppo ma, grazie a questa bellissima squadra che mi ha supportato fin dalle prime pedalate, mano mano sono riuscita a migliorare e a cogliere anche delle belle soddisfazioni, seppur piccole, come la vittoria del campionato regionale su strada tra le donne allieve (inaspettato per tutti, anche per me).

La prima esperienza al femminile
Sono rimasta alla Nestor fino alla categoria di Junior primo anno, poi dal secondo anno sono passata in una squadra femminile, la Vallerbike di Castelfiorentino, dove ho trovato delle bravissime persone, che mi hanno accolto nonostante nel mio palmares non potessi vantare chissà quali risultati e hanno creduto in me portandomi a migliorare tanto!

Tre anni nella Vallerbike tra esperienze ...
Questo è il mio terzo anno nella Vallerbike, ormai sono una élite di 2° anno, in questi 3 anni sono cresciuta molto e ho fatto delle bellissime esperienze come il Giro di Campania, le gare élite internazionali come il Trofeo della Liberazione a Roma e il Giro dell'Emilia, con arrivo sul colle di San Luca... Semplicemente magico!

… e insegnamenti
Ma soprattutto ho imparato cosa vuol dire fare parte di una squadra: aiutarsi, lottare per un risultato comune, gioire insieme e a volte anche discutere, perché anche quello vuol dire essere un gruppo. Penso che quello dell'amicizia, non solo con le tue compagne di squadra, ma anche con ragazze che indossano maglie di altri colori, sia uno degli insegnamenti più belli che il ciclismo possa dare; insieme, ovviamente, a quello di non mollare di fronte alle difficoltà, insistere e persistere, perché prima o poi si raggiungono i risultati desiderati.

Una centina tra studio e allenamenti
Per me l'ultimo anno è stato veramente tosto.... Ho frequentato il Liceo Scientifico e conciliare gli allenamenti con la maturità non è stato facile, ma con tanta forza di volontà e spirito di sacrificio sono riuscita a non scendere dalla bici durante tutto il periodo degli esami e soprattutto a diplomarmi con 100 e lode. Ora sto frequentando l'Università a Bologna, a 300 km da casa.... Mi sono iscritta alla facoltà di Biotecnologie e riuscire a trovare il tempo per allenarmi, dopo 6 o 8 ore di lezione non è semplice, però sto cercando di incastrare gli impegni al meglio per ottenere buoni voti e allo stesso tempo dare spazio alla bici.”

Sei stata nominata da Roberta Caferri con la seguente motivazione:
“Nomino Federica Severi, non solo una mia ex compagna di squadra, ma un’amica fantastica, una sorella! La nomino perché penso che non ci sia un’altra persona alla quale sono così legata e con cui ho vissuto così tante esperienze, sia ciclistiche che di vita. Ci sentiamo ogni giorno anche se corriamo con due maglie diverse ed è qui che torna "l'amicizia va oltre il colore della maglia".”

Cos’hai pensato appena ti abbiamo contattata e cosa ti ha portato ad accettare la nomination?
Oltre al grande piacere che mi hanno fatto le parole di Roberta, che è una grandissima amica, mi sono sentita lusingata per la proposta, e anche se inizialmente ho pensato che magari non sarebbe interessato a nessuno leggere della mia storia, ho comunque deciso di accettare perché mi fa piacere raccontare un po’ di me, spero solo di non annoiare nessuno.

severi federica1
Le tue prime esperienze ciclistiche sono state le passeggiate con tuo nonno. Ne ricordi una in particolare? Ce la racconti?
Mio nonno Gianfranco va in bici da quando, dopo un’operazione al cuore, 40 anni fa gli è stato “prescritto” dal medico di iniziare a fare movimento regolarmente, e diciamo che non è più sceso. Il mio approccio alla bici è iniziato molto per gioco, a circa 10 anni, quando ho iniziato a fare delle passeggiate con lui; poi, quando mi ha comprato una bici ‘da corsa’, le cose si sono fatte un po’ più serie perché ho iniziato subito a tentare di staccarlo, anche se ovviamente non ci riuscivo. Mi ricordo però che un po’ di tempo dopo aver iniziato ad allenarmi con la squadra, un giorno sono uscita con lui e al termine di ogni salitella dovevo fermarmi ad aspettarlo e quando mi raggiungeva era anche abbastanza contrariato per lo smacco ricevuto. Ora che ha 78 anni ed ha giustamente diminuito i chilometraggi, a volte mi capita di incontrarlo e di fare dei pezzi insieme tranquilli, come 9 anni fa... Però con i ruoli invertiti!

Cosa ti ha spinto ad accettare la proposta di iniziare a far parte di una squadra nonostante praticassi altri due sport?
Io giocavo a pallavolo da 7 anni e praticavo nuoto non agonistico da 8, ormai queste uscite con mio nonno erano diventate frequenti, quindi un giorno mi ha proposto di provare in una vera squadra di ciclismo ed io ho subito accettato perché era una cosa che mi incuriosiva molto, e poi mio nonno era così fiero che la sua nipote ‘più grande’ seguisse le sue orme, addirittura adesso ogni volta che escono dei piccoli articoli o ottengo qualche risultato li esibisce molto orgogliosamente con i suoi amici (ciclisti anche loro, ovviamente): è il mio più grande tifoso!

Se dovessi definire con una parola il ciclismo, il nuoto e la pallavolo, quali useresti?
La prima parola che associo al ciclismo è sacrificio, fondamentale se si vuole praticare uno sport così ‘di fatica’ e non parlo solo di quel sacrificio che ti fa spingere sempre più forte sui pedali nonostante tu abbia il cuore in gola, ma anche di un sacrificio che invade tutti gli ambiti della quotidianità: dal cibo, al tempo per gli allenamenti che viene ‘rubato’ al divertimento e a tanto altro.
Per definire la pallavolo credo di poter utilizzare la parola dedizione, quella stessa che ti porta a riprovare un fondamentale, uno schema, un passaggio, tante e tante volte, sicuramente una dedizione fondamentale in tutto ciò che si fa con passione.
Ho sempre visto il nuoto, invece, come rilassamento, un momento per ‘abbandonarsi’ e svuotare la mente.
Probabilmente queste tre parole che ho utilizzato sono un po’ intercambiabili perché non c’è sport o attività dettata da una certa passione che possa essere fatta senza sacrificio, dedizione e anche una buona dose di rilassamento, perché nonostante la fatica, nulla ci appaga di più di ciò che ci piace davvero.

Perchè hai scelto il ciclismo?
Per un primo periodo ho portato avanti questi 3 sport contemporaneamente, ma quando gli impegni si sono iniziati a sovrapporre ho scelto la bici, è stata una decisione che molti non hanno capito perché avendo iniziato da poco non stavo ottenendo risultati molto incoraggianti, però il ciclismo mi trasmetteva delle emozioni che nient’altro riusciva ad eguagliare. Sono ormai 8 anni che mi dedico a questo bellissimo sport, questo è il terzo anno per me nella Vallerbike di Castelfiorentino, una squadra toscana di Donne Junior ed Élite, in cui ho ben 12 compagne di squadra provenienti da 6 diverse regioni d’Italia con cui condivido faticose ma soprattutto belle esperienze!

A quali discipline ti dedichi e cosa ti piace di ciascuna?
Attualmente faccio solo strada anche se in passato ho fatto pista e ciclocross.

Pista e ciclocross come mai li hai lasciati?
Sicuramente la strada è la disciplina che preferisco anche se mi piaceva molto anche la pista, io mi allenavo in un velodromo nel Lazio, perché in Umbria non ce ne sono, a 150 km da casa mia, quindi era un impegno importante da sostenere e con il passaggio di categoria, la scuola ed il resto ho deciso di abbandonare questa disciplina anche se mi piacerebbe tornarci qualche volta.
Per quanto riguarda il ciclocross, inizialmente non mi piaceva molto perché ho sempre detto di non essere molto portata, però una volta appresa la tecnica e perso un po' di timore ho iniziato a divertirmi davvero, anche qui però gli impegni erano troppi, quindi ho deciso di portare avanti solamente la strada.

Qual è stata la difficoltà maggiore che hai dovuto superare esordendo in una squadra prevalentemente maschile? Quale invece la cosa più positiva?
Quando ho iniziato a correre mi sono trovata in un mondo tutto nuovo, ma sicuramente essere accolta non in una squadra, ma in una famiglia, come quella della Nestor, mi ha permesso di adattarmi a queste novità e di appassionarmi a questo sport. Si tratta di una squadra principalmente maschile, io sono stata lì per 5 anni (da esordiente a junior primo anno) inizialmente c’erano anche altre ragazze poi sono rimasta l’unica fra una decina di ragazzi. Sicuramente da un punto di vista dell’allenamento è sempre stato stimolante allenarsi con dei ragazzi perché andando più forte ti spingono a migliorarti per raggiungerli e anche superarli. Far parte di una squadra maschile mi ha portato però a partecipare principalmente a gare maschili e quindi quando ho iniziato a gareggiare con le donne ho trovato un po’ di difficoltà, perché c’è tutto un altro modo di correre.

Che differenze hai trovato?
Mentre con i maschi ci sono scatti continui, con le ragazze l'andatura è più regolare, anche se sostenuta; poi la mia difficoltà principale era stare in gruppo perché le ragazze sono molto più 'cattive'????.

A proposito di positivo... sei ottimista o pessimista?
Assolutamente ottimista! Perché sono convinta che più una persona veda nero e più il mondo intorno a lei perda colore, cerco sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno e di trasmettere questa positività a chi ho intorno.
Tra gli insegnamenti che ti ha impartito il ciclismo, hai nominato il non mollare di fronte alle difficoltà, l’insistere e il persistere per raggiungere - prima o poi - i risultati desiderati. Se il poi però non arriva?
Molte volte nella mia esperienza ciclistica, e non solo, mi sono trovata di fronte a delle difficoltà, come degli infortuni (la rottura della mandibola in 3 punti che vi ho raccontato per esempio) problemi fisici o anche ‘limiti personali’, però non ho mai mollato, ho cercato sempre di persistere perché sapevo che prima o poi avrei raggiunto gli obiettivi che mi ero prefissata; è ovvio che non sempre le cose vanno come uno vuole e spera, però nel momento in cui so che mi sono impegnata al massimo in una determinata cosa e alla fine non sono riuscita a raggiungere il risultato sperato sono comunque contenta, perché so di aver dato tutto quello che potevo.

Il ciclismo femminile italiano sta godendo di un periodo di grandi successi. Quali sono i tuoi desideri per questo movimento?
Il movimento ciclistico femminile sta raccogliendo grandi risultati, che tutte noi che lo viviamo dall’interno immaginavamo sarebbero arrivati, perché sappiamo quanto le nostre ‘colleghe’ stiano lavorando sodo per arrivare a certi livelli, quello che mi auspico però è un po’ di equità con gli uomini! Ad esempio io che sono una Èlite, gareggio in competizioni Open o Èlite, il problema è che in Italia passano anche mesi interi tra una gara e l’altra, mentre in ambito maschile ogni settimana ci sono tantissime gare in molte parti d’Italia, io se voglio gareggiare devo accontentarmi di un paio di gare al mese. Quindi magari sarebbe bene supportare la crescita del movimento con l’organizzazione di più competizioni.

E quelli per te e per il tuo prossimo futuro?
Sinceramente non ho ambizioni esagerate, quello che vorrei è continuare a correre ancora per un po’ riuscendo a trovare il tempo per gli allenamenti anche in mezzo agli impegni universitari; poi ovviamente mi piacerebbe riuscire a togliermi qualche piccola soddisfazione, l’anno scorso ho potuto prendere parte a competizioni importanti come il Giro dell’Emilia e il Trofeo della Liberazione a Roma (a cui ho partecipato anche quest’anno), spero di prendere parte anche ad altri appuntamenti importanti.

Hai recentemente partecipato al Giro di Campania e al GP Liberazione Pink. Ci racconti come sono andati?
Sono stata al GP della Liberazione a Roma il 25 aprile e al giro di Campania la settimana prima. Sono andati abbastanza bene, sono stata molto contenta al giro di Campania, dove ho aiutato la mia compagna di squadra Francesca Baroni che poi ha vinto la maglia dei traguardi volanti, mentre al Liberazione non sono riuscita a portare a termine la gara, come la maggior parte delle partecipanti, però visto anche i nomi che c'erano alla partenza sono parzialmente soddisfatta della parte di gara che ho fatto.
A settembre andremo anche all'Emilia e al Beghelli.

Sei d’accordo con chi dice che la vera libertà sia nel non desiderare nulla? Cos’è la libertà per te?
No, vedo questa definizione più come quella di felicità, ovvero quella del non volere nulla di diverso da quello che si ha perché si è già appagati. Per me la libertà è fare ciò che piace senza sentirsi forzati e in obbligo verso qualcun altro…. E stando a queste descrizioni io quando vado in bici sono sia libera che felice, perché posso fare quello che più mi piace senza sentirmi costretta a rendere conto a qualcuno e allo stesso tempo non desidero niente di diverso da quello che sto facendo in quel momento (a meno che io non sia in piena estate con 40 gradi e senza più acqua nella borraccia…. Diciamo che sì, in quel caso desidererei qualcosa di diverso).

Dopo il brillante risultato alla maturità (complimenti!) hai deciso di proseguire gli studi affrontando anche l’ostacolo della distanza. Davanti ai sogni nulla è impossibile?
Grazie! Sì, lo scorso luglio mi sono diplomata al Liceo Scientifico con un 100 e lode che sinceramente è stato una gran soddisfazione, perché riuscire a conciliare lo studio costante (e abbondante) di tutti i giorni con le molte ore di allenamento è stato faticoso, dovevo cercare di ottimizzare i tempi al massimo per riuscire a fare entrambe le cose, ma poi, dopo aver raggiunto questo risultato posso dire che ne è valsa la pena. Ora sono all’università di Bologna, a 300 km da casa, e studio Biotecnologie, una disciplina che mi ha sempre affascinato molto, quindi ho deciso di trasferirmi per poter frequentare una delle migliori università e riuscire a realizzare il mio sogno di diventare una brava ricercatrice e magari un giorno trovare una cura per delle malattie particolari; sicuramente sarà difficile però non mi spavento, cercherò di fare il massimo per realizzare il mio sogno.

Oltre allo studio e alla bicicletta, nella tua vita cosa c’è?
Diciamo che dopo 6 o 8 ore di lezione all’università e 2-3 di allenamento al giorno non ho tanto tempo per altre occupazioni, però sicuramente nella mia vita svolgono un ruolo molto importante la mia famiglia e i miei amici, ciclisti e non. I miei genitori fanno tanti sacrifici per permettermi di fare quello che mi piace, sia per quanto riguarda la bici che per gli studi, mi appoggiano in tutte le mie scelte e posso solo dire che gli devo molto, inoltre tengo molto al rapporto con mia sorella, 4 anni più piccola di me, con la quale condivido la passione per la bici, spesso ci alleniamo insieme e ci diamo consigli e supportiamo a vicenda. Lei si chiama Martina e ha iniziato a correre seguendo me, sempre incoraggiata da mio nonno.
Oltre allo studio e alla bici cerco sempre di trovare il tempo per un po’ di divertimento con i miei amici, sia quelli che ho ‘a casa’ che vedo ogni volta che torno, che qui a Bologna, oltre a tutti quelli che il mio sport mi ha permesso di conoscere, persone con cui spesso condivido le ore in sella o che ho modo di rivedere alle gare perché magari abitano lontano.

La tua nomination (possibilmente avversaria) e la motivazione…
Vorrei nominare la mia cara amica ed ex compagna di squadra Virginia D’Angelo, con cui, nonostante le centinaia di chilometri di distanza, ho stretto un’amicizia forte e sincera, le voglio un gran bene e mi piacerebbe che anche lei parlasse un po’ di sé, perché negli ultimi anni, a causa di una serie di infortuni, non è stata per niente fortunata (sotto un punto di vista ciclistico), ma nonostante tutto anche quest’anno è risalita in bici e sono sicura che riuscirà a riscattarsi!

Ilenia Milanese
cicliste.eu
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