Quando due grandi passioni si uniscono e si mescolano, il risultato non può essere altro che magico e, ad immergerci nella magia, è Francesca Selva. Questo è il suo mondo tra le due ruote e la fotografia.
25 novembre 2017 - È stata costretta a fermarsi e ha messo la sua macchina fotografica tra l’ostacolo e la bicicletta, cambiando la visuale e la prospettiva delle cose.
Ha trovato poi la forza di rimettersi in gioco, di ripartire da zero, di affrontare nuove sfide e di inseguire il suo sogno sulle due ruote, ma continuando a fotografare, tra una pedalata e l’altra, i sogni dei suoi colleghi.

 

Francesca Selva ha 18 anni, sta preparando la sua 12ª stagione ciclistica e questa è la sua storia sulle due ruote a suon di flash!


“Ho sempre praticato diversi sport a livello agonistico tra cui nuoto, sci, orienteering.... Insomma, qualsiasi cosa mi chiedessero di provare c’era sempre una sola ed unica risposta: SI!
Negli anni, ovviamente, ho dovuto fare delle scelte che mi hanno portata ad essere una ciclista al primo anno nella categoria élite.

Le fondamenta su strada e MTB, poi la scelta
Dopo aver trascorso i 5 anni della categoria giovanissimi con il G.C. Robegano, dove ho creato le fondamenta più importanti della mia carriera correndo su strada e MTB tutte le domeniche, sono passata alla categoria superiore con la maglia del C.S. Spercenigo: 4 anni di gioie e dolori.
Proprio in quegli anni ho rinunciato alle altre discipline sportive per concentrarmi nell’ambito ciclistico.

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L’ostacolo e il CX
Dopo i primi due anni ricchi di vittorie e soddisfazioni (i miei anni d’oro), il mio Ginocchio ha deciso di costringermi a “tirare i freni”, così, dopo la prima stagione da allieva fatta al 40% proprio per questo motivo, avevo ormai perso ogni stimolo e ambizione che però sono riuscita a ritrovare in quello stesso inverno con le varie vittorie e specialmente con il terzo posto al Campionato Italiano di ciclocross (al primo anno di pratica) con addosso la maglia della Libertas Scorzé, la mia seconda famiglia.
Proprio all’ultima gara di quella splendida stagione invernale il mio ginocchio è tornato a farsi sentire, costringendomi, così, a uno stop da febbraio a fine agosto.
Decisamente uno dei momenti più brutti della mia vita, vedere lontano ciò che faceva parte della quotidianità....

Lo stop forzato e la fotografia
E se inizialmente non volevo più saperne di cosa fosse una bicicletta, ho imparato a ottimizzare quel tempo per portare avanti l’altra mia passione: la fotografia!
Un’estate intera passata nei campi gara, ma dall’altra parte dell’obiettivo che mi ha permesso di costruirmi un nome e di auto realizzarmi, anche senza dovermi alzare sui pedali.

Di nuovo in sella
Appena però i medici mi hanno dato il via libera, non ho esitato a riattaccare il numero sulla schiena....
Non scorderò mai la mia prima gara al ritorno, senza allenamento e totalmente fuori forma, ma solo con tanta voglia e forza di ricominciare.... Ho tagliato la linea del traguardo con le lacrime agli occhi, con la consapevolezza di essere finalmente tornata.
La stagione su strada era ormai al termine e così dopo aver passato un’altra stagione sul fango del cross, soltanto per puro divertimento sono stata accolta in maniera fantastica al Racconigi Cycling Team (la mia squadra attuale).

Qualche scatto tra la strada, il CX e la pista
Ho continuato così ad allenarmi tutti i giorni, dando il meglio di me in ogni secondo, alternando sempre strada e cross, senza dimenticare l’enorme importanza che ha per me la pista (in particolare il Velodromo Mecchia di Portogruaro) sto lavorando da due anni senza aver avuto enormi soddisfazioni personali, ma consapevole che passo dopo passo con determinazione e costanza saprò tornare a dire la mia!
Intanto tra una pedalata e l’altra non perdo occasione per fare qualche foto a tutti i miei amici e colleghi che inseguono il proprio sogno in sella ad una bici!”

Cos’hai pensato appena ti abbiamo contattata e cosa ti ha portato ad accettare di raccontarci la tua storia?
Ho pensato fosse un’ottima opportunità per fare un punto sulla mia situazione, per aprire gli occhi e capire chi sono e come ci sono arrivata, mi piace raccontarmi, mi da forza perché mi ricordo tutti i sacrifici fatti finora.

Nei primi anni hai praticato a livello agonistico nuoto, sci, orienteering contemporaneamente al ciclismo. Cos’aveva più degli altri e cosa ti ha spinta a fare la scelta definitiva?
Ho sempre amato tutti gli sport.
Se potessi, anche adesso ne praticherei di tutti i tipi..., ma il ciclismo mi ha sempre dato qualcosa di più a livello spirituale.
Sentirsi parte di una famiglia, sviluppare tante abilità laterali e costruire il carattere credo siano le cose che mi hanno fatto appassionare tanto a questa disciplina.

Cosa credi sia importante per un atleta che deve affrontare e superare un ostacolo fisico?
Un ostacolo fisico è una verifica, è un’opportunità....
Fa capire se davvero lo sport, in questo caso il ciclismo, è indispensabile per la persona.
Non buttarsi giù e cercare di reinventarsi... è questo il mio suggerimento!

All’inizio lo stop forzato conseguente al tuo problema al ginocchio, ti ha portata a non volerne più sapere della bicicletta... cosa e/o chi ti ha fatto cambiare idea?
Vedere ogni domenica persone sorridere sopra la propria bicicletta, l’invidia di non poterlo più fare, il fatto di aver capito quanto mi sentissi vuota senza potermi esprimere in mezzo ad un gruppo.
Beh, il grazie (non per essere egoista) va a me stessa, la mia determinazione mi ha riportato sui miei passi, ovviamente con l’appoggio fondamentale di famiglia e squadra, in particolare del mio ex allenatore Gabriele.
Dopo aver ricominciato, ammetto di aver pensato di mollare davvero molte volte. Ricominciare da zero, come se fossi tornata a quando avevo 8 anni, è stata davvero dura..., ma per fortuna ho avuto tante mani pronte a sostenermi, una fra tutte quella del mio migliore amico Matteo.

Nello sport e nella vita, qual è la difficoltà più grande nell’affrontare un cambiamento?
La difficoltà sta nel fatto che il cambiamento avviene da un giorno all’altro, senza preavviso e spesso interrompe o fa crollare la routine di una vita.

Rimanendo su questo concetto, credi che oggi il ciclismo abbia bisogno di un restyling?
Assolutamente sì, specialmente nel settore femminile.
Sono strutturati male sia il calendario, sia l’organizzazione....
Ci alleniamo tanto quanto gli uomini, ma abbiamo molte meno possibilità di metterci in gioco.

Ricordi meglio la tua prima bicicletta o la tua prima macchina fotografica? Ci racconti chi te l’ha regalata e in quale occasione?
Quella che sento di dire la MIA prima vera bici è quella da ciclocross presa lo scorso inverno (in quanto desiderata da anni).
La macchinetta è quella che uso tutt’ora, forse il regalo più bello di sempre (al pari con la bici) regalatami 5 Natali fa da mio papà, dopo mesi di supplica ?!

Com’è nata la tua passione per la fotografia?
Fin da piccola sono sempre stata la classica bambina presente in tutte le foto.
Tutt’ora non passa una giornata in cui non mi faccia almeno una foto (è una malattia ?) e crescendo con gli anni trovavo magico poter far vedere il mondo alle altre persone, ma dal mio punto di vista!

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Se fotografare è l’arte di scoprire e il gusto di catturare un istante, pedalare che cos’è?
Pedalare è cogliere un istante partendo con il piede e il ritmo giusti e ascoltando i rumori della natura come un cinguettio mentre ti alleni tra i boschi.
Per me vuol dire esprimersi ed immedesimarsi con la natura.

Stare dall’altra parte dell’obiettivo, osservando i tuoi amici e colleghi, ti è servito per crescere anche ciclisticamente?
Sì perché guardando “da fuori” si possono notare molti aspetti che con occhi interni sarebbero impossibili da notare.

Ripensando alla tua storia, quale ritieni sia stato il tuo più grande successo?
Il mio più grande risultato è stato sicuramente il podio all’Italiano, ma il più grande successo è stato sicuramente quello di essere tornata a divertirmi sopra la bici.

Oltre alla voglia di metterti in gioco, accettando le sfide, quali sono i lati del tuo carattere che ti portano a non arrenderti?
Sono determinata e punto sempre al massimo.
E poi sì, mi piace eccellere in tutto quello che faccio e amo vedere realizzare qualcosa grazie al mio aiuto.

Cosa deve essere e cosa deve avere una squadra per far sì che una ciclista riesca a esprimersi al meglio?
Deve trasmettere il giusto equilibrio fra professionalità e tranquillità, riuscendo a creare un gruppo pieno di stimoli ed obiettivi.

Hai iniziato facendo strada e MTB, aggiungendo poi il ciclocross e anche la pista... qual è la disciplina che preferisci e perché? Cosa ti piace di ognuna?
Pista e cross senza dubbio sono parte di me.
Il primo per il fango (?) e per le condizioni di certe gare da eroi, mentre la seconda perché riesco ad esprimere il meglio di me stessa. La pista è il luogo dove passerei le mie intere giornate. Hai pochi secondi per dimostrare ciò che vali ed è tutta questione di attimi.
La strada mi piace meno perché trovo le gare femminili molto monotone e gli allenamenti troppo pericolosi a causa degli automobilisti.
La MTB mi piace per le discese e per il fatto che si corre immersi nella natura e fuori dal traffico.

Hai parlato di strada e di allenamenti troppo pericolosi... cosa intendi?
Purtroppo noi non abbiamo un “campo” dove allenarci, siamo tutti i giorni sul ciglio delle strade sfiorati da automobili che avranno sempre la meglio su di noi.... C’è che ci rispetta e chi invece più ti sfiora più è contento....
Noi veniamo valutati troppo spesso come “ciclisti in mezzo alla strada” e troppo poco come vere persone, esattamente come chi è dietro al volante....
Abbiamo il diritto di poterci allenare e, purtroppo, questo troppe persone non lo sanno accettare.

Quanto tempo dedichi all’allenamento di ciascuna disciplina e come lo fai?
Per quanto riguarda la pista, appena apre il velodromo Mecchia a fine marzo fino ad ottobre lo frequento il più possibile ogni settimana.
La strada da novembre ad ottobre, nella preparazione invernale, alternata con la palestra tutti i giorni.
Il cross, salvo quest’anno che non lo pratico, coincide con la fine stagione su strada e finisce a fine gennaio. Quest’anno ho scelto di prendere parte a qualche gara solamente per divertirmi e per concentrarmi sulla scuola e sulla stagione di strada 2018.

Che importanza hanno le strutture come il Velodromo Mecchia di Portogruaro per un ciclista e per il movimento ciclistico in generale?
Il velodromo Mecchia per me ed il movimento veneto è il fulcro, come ho già detto, per me è una seconda casa.... Non posso non aver voglia di allenarmi se devo andare lì.
La pista in generale fornisce abilità ciclistiche che non si potrebbero acquisire in altri modi.
In particolare quest’anno ho passato due mesi, quasi tutti i giorni in quella pista ed è stato a dir poco meraviglioso, senza contare l’annullamento del Campionato Italiano che mi ha fatto cadere in depressione ?.

Il passaggio da Junior ad Élite, in qualche modo ti intimorisce? In qualsiasi caso, per quale/i motivi?
Il passaggio non mi spaventa, corro con le élite sin dalla mia prima gara da junior.

Hai 18 anni... il raggiungimento della maggiore età è stato più un traguardo o una partenza? Cos’ha significato per te?
18 anni per me?
Solo un punto di passaggio. Ho più autonomia, ma resto la Francesca di prima.

Cosa studi e cosa ti piace della tua scuola?
Studio grafica e comunicazione.
Mi piace il mio gruppo classe... credo mi mancherà parecchio.

Se chiudi gli occhi... la tua mente e il tuo cuore dove ti portano?
In viaggio per il mondo, in bici e con la macchina fotografica al collo....

La tua nomination e la motivazione…
Nomino Elena Pirrone perché provo profonda ammirazione per la strada che ha fatto!

Ilenia Milanese
cicliste.eu

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