La sua famiglia e quella “allargata” del ciclismo, l’ostacolo superato, il piacere di gareggiare, i nuovi stimoli e le speranze di Greta Marturano.
19 novembre 2017 - La brutta caduta da esordiente e la voglia di allenarsi e di gareggiare talmente grande da farla risalire in sella più motivata di prima. Un ostacolo superato, nonostante sia rimasto ancora qualche piccolo segno, e ora, a diciannove anni, il tuffo nel mondo delle Élite.

Greta Marturano ci racconta i suoi tredici anni sulle due ruote.

“Mi sono avvicinata al ciclismo grazie alla passione della mia famiglia.
Quando ero piccola i miei genitori portavano sempre alle gare mio cugino e di inverno correva anche mio padre nel ciclocross... quindi posso dire che sono cresciuta col ciclismo.
All’età di sei anni ho iniziato a praticare ciclismo nella società di Seveso, ovvero la G.S. Cicli Fiorin, dove ho trascorso i miei anni da giovanissima.
Da esordiente sono andata alla Ju Sport e da allieva sono passata alla G.S.C. Villongo, una grande squadra che mi ha aiutata a tirarmi su dalla brutta caduta che feci da esordiente secondo anno.
Della caduta in sé non ricordo molto. So che la gara era in Veneto e che durante la volata siamo cadute in tante. Io avevo picchiato la testa sulla transenna e quando mi sono svegliata ero in ospedale che mi stavano mettendo i punti. Avevo un trauma cranico e facciale, ma continuavo a chiedere quando sarei potuta tornare in bicicletta.
La ripresa non fu sicuramente facile, anzi, ho convissuto un anno con dei forti mal di testa anche mentre ero in bici... poi, piano piano, mi sono ripresa, anche se a volte ho ancora oggi dei problemi. Ci vuole tempo e tutto, spero, si sistemerà.

Poi da juniores sono passata nella squadra dell’ex professionista Giovanni Fidanza che mi ha fatto crescere molto e nella quale mi sono tolta numerose soddisfazioni ed è per questo che a questa squadra devo dei grandi ringraziamenti.

Quest’anno all’inizio di luglio sono stata contattata dall’allenatore della S.C. Michela Fanini, Mirko Puglioli, che mi ha chiesto se volevo far parte della squadra nella stagione 2018 e ho accettato.”

Sei stata nominata da Martina Stefani con la seguente motivazione:
"Mi piacerebbe che anche altre atlete che non hanno avuto l’onore e la possibilità di vincere titoli importanti possano raccontare la propria storia e il loro ciclismo".

Cos’hai pensato appena ti abbiamo contattata e cosa ti ha portato ad accettare la nomination?
Ho accettato la nomination perché ho pensato che questa sarebbe stata una buona occasione per farmi conoscere.

Quali sono, secondo te, i pro e gli eventuali contro di crescere in una famiglia di appassionati di ciclismo?
Dal mio punto di vista, crescere in una famiglia di appassionati di ciclismo è una cosa piacevole perché si può sempre imparare molto dalle persone con più esperienza che fanno parte della stessa famiglia.
È comunque bello avere una passione che ci accomuna tutti.

Cosa ti colpiva e affascinava di più quando assistevi alle gare di tuo cugino e di tuo papà e cosa ricordi in particolare dei tuoi primi anni passati in sella alla bicicletta?
È un po’ particolare... mi colpiva il fatto che quando mio cugino piangeva prima di partire vinceva sempre.
Mio padre mi ha sempre assistito ed è stato sempre al mio fianco durante questi 13 anni ormai trascorsi in bicicletta. Mi ricordo che quando ero piccola mi portava ad allenare e si allenava con me, un po’ come fa anche adesso. Ho sempre ascoltato i suoi consigli perché ho sempre avuto una certa ammirazione nei suoi confronti.

Quali sono i valori di questo sport che vengono assimilati più facilmente dai bambini?
Penso che il ciclismo sia anche uno stile di vita.
Esso propone diversi valori tra cui la lealtà, l’umiltà, il coraggio e soprattutto l’amicizia con gli avversari prima e dopo la gara. Penso che quest’ultima sia la cosa più bella, è come se fossimo tutti una grande famiglia.

Che punti di forza deve avere una squadra affinché sia “grande”, come ci hai scritto?
Uno dei punti di forza più importanti è il gruppo. Solo se ci sono un bel gruppo e un bel rapporto fra le diverse componenti della squadra si potranno raggiungere bei risultati.

Cosa ti mancava del ciclismo nel periodo di stop dovuto all’incidente?
Mi mancava potermi allenare di nuovo e poter fare ciò che più mi piace, ovvero gareggiare.

Cosa ti spinge e come affronti i traumi che ti porti ancora dietro dalla brutta caduta?
Cerco di non pensarci e penso che alla fine la caduta sia stata uno stimolo in più per risalire in sella ancora più motivata.

Tra le ultime soddisfazioni nella scorsa stagione da Junior con l’Eurotarget Still Bike, la conquista del Titolo Italiano nella cronometro a squadre con le tue compagne Debora Silvestri, Martina Michelotti e Lisa Morzenti - battendo il quartetto del G.S. Mendelspeck con Ilaria De Beni, Elena Pirrone, Alessia Vigilia e Sofia Nilda Frometa Leonard - e della maglia di Campionessa della Regione Lombardia sulla salita del Ghisallo. Ci racconti come sono andate?
Il Campionato Italiano è stata una gran sorpresa perché sapevamo di poter salire sul podio, ma non di poter vincere. Ci abbiamo creduto fino alla fine e, quando mancavano 5 km, ci hanno detto che eravamo prime... è stata una delle emozioni più belle.
Al Ghisallo ci tenevo a fare bene perché il percorso si svolgeva vicino casa, nei luoghi in cui mi alleno, ed è stato bello anche in quella situazione poter indossare la maglia di Campionessa Lombarda.

Una conquista di squadra e una personale... Cos’hanno significato per te?
Sono state delle grandi soddisfazioni e dei punti di forza che mi hanno fatto capire che la strada era ancora lunga, ma che ero su quella buona.

Facendo una prima valutazione di ciò che risalta più agli occhi, gli splendidi risultati - quelli tuoi, delle tue compagne e delle tue avversarie - e ampliando la visuale sull’intero movimento del ciclismo femminile italiano, quali sono le tue considerazioni al riguardo?
Il ciclismo femminile, in particolare quello italiano, sta ottenendo dei risultati magnifici. Le ragazze hanno vinto tutto, in qualsiasi specialità e gara.

Se avessi il potere di cambiare qualcosa, da dove partiresti?
Per quanto riguarda me non cambierei niente di ciò che ho fatto in passato perché se cambiassi le cose non sarei ciò che sono ora.
Ampliando gli orizzonti, del ciclismo femminile cambierei il fatto che le gare delle donne vengono trasmesse molto di meno rispetto a quelle degli uomini. Penso sia corretto dare un giusto risalto anche a ciò che fanno le donne, dati i grandi risultati.

Che scuola hai frequentato e a cosa ti dedichi?
Ho frequentato il Liceo scientifico sportivo a Cantù e ora mi dedico solo al ciclismo.

Per te inizia la nuova avventura nella Fanini... quali sono le tue aspettative e cosa ti elettrizza di più?
Sono fiera di essere entrata in una squadra con un nome tanto importante come quello di Michela Fanini!
Sono contenta di poter essere entrata nel World Tour e l’anno prossimo cercherò di aiutare la squadra e, magari, di ottenere anche delle piccole soddisfazioni personali.

In generale, un cambio di squadra cosa significa e cosa comporta nella vita di una ciclista?
Il cambio di squadra per me ha significato molto, ero tanto attaccata alla mia squadra di provenienza, l’Eurotarget Still Bike.
Penso però che nella vita si debbano fare nuove esperienze e cercare nuovi stimoli.
Per me, accettare alla Michela Fanini è stata una buona occasione per fare nuove esperienze.

Sei più una tipa da... (completa questa frase come vuoi tu)
Sono più una tipa da percorsi mossi.

La tua nomination e la motivazione…
Vorrei nominare la mia ex compagna di squadra Angelica Brogi perché anche lei l’anno prossimo passerà Elite con il Team Vaiano e penso che sia una grande occasione per raccontarsi e farsi conoscere.

Ilenia Milanese
cicliste.eu

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