Vincono medaglie, Mondiali e Europei, fanno Record del Mondo ma rischiano di essere "sconfitte" dalla burocrazia Italiana.
Riviviamo la situazione del Velodromo di Montichiari, struttura strategica per le Nazionali di Ciclismo dato che si tratta dell’unica struttura coperta presente nel nostro Paese. 
La bomba è scoppiata quando, il 29 settembre scorso, la Federciclismo ha comunicato il rinvio a data da destinarsi dei Campionati Italiani Assoluti su Pista per le categorie juniores ed élite, che si sarebbero dovuti svolgere dal 4 all’8 ottobre nel Velodromo di Montichiari.



La decisione, che ha portato al rinvio delle gare Nazionali e Internazionali, è stata suscitata dalle frequenti infiltrazioni di acqua, che regolamente gocciolano sulla pista e sulle tribune. Scandaloso!

L’impianto sportivo, inaugurato il 23 maggio 2009, è di proprietà del Comune di Montichiari (BS), che l’ha commissionato e finanziato con la partecipazione del Coni, della F.C.I. e della Provincia di Brescia. È gestito da gennaio 2017 dall’Asd Energy che, a tal proposito, si solleva da ogni responsabilità e rimanda tutto al proprietario.

Il Comune, che fa sapere di aver fatto predisporre le perizie tecniche che hanno evidenziato problemi di costruzione che necessitano di un intervento da 1 milione di euro, chiede aiuto alla Regione Lombardia e alla stessa Federazione. Federazione che sembra contribuisca già: «Il tetto lo stiamo pagando noi con un mutuo di 4 milioni — spiega al Corriere.it il Presidente della Federciclismo, Renato Di Rocco — in cambio di 120 giorni l’anno di uso della pista. Stiamo onorando il nostro impegno e ci aspettiamo che il comune si muova subito».
E dalla Regione Lombardia non sembra trapelare nessuna buona notizia.

Mi chiedo il motivo per cui la Procura non abbia ancora aperto un'indagine, visto che si parla di soldi pubblici spesi senza le dovute cautele e garanzie.

L'unica certezza è che la struttura, quando piove, non è agibile.
Non sappiamo chi abbia costruito la struttura e con quali materiali e se eventuali colpe siano a loro riconducibili, sappiamo che dal 2011 il Velodromo viene sponsorizzato dalla "Fassa Bortolo", azienda leader nel settore della produzione di calce di altissima qualità, dalla quale prende la denominazione, e che non sarà soddisfatta della pubblicità negativa che sta ricevendo da questa vicenda.

velodromo montichiari

Che fine farà l'impianto?
Si dice che le opere di assistenza inizieranno a marzo 2018, ma i soldi ci sono?

A rimetterci è il ciclismo
Il ciclismo su pista, soprattutto al femminile, grazie a CT preparati e lungimiranti, sta vivendo anni di gloria, di risultati e record. Sono oltre 200 le medaglie conquistate che ci hanno fatto diventare la Nazionale da battere.
Il Velodromo è una seconda casa per tutti i nostri atleti. Il punto strategico di ritrovo giornaliero dove allenarsi e prepararsi per le competizioni Internazionali.

L’Italia che stupisce il mondo e fa schiumare di rabbia i facoltosi maestri inglesi e australiani è un misto di passione e artigianato. Montichiari è l’unico velodromo coperto italiano. Comunale e non federale (al contrario degli altri), tecnologicamente arretrato in una disciplina dove tutto si gioca sui millisecondi e l’hi-tech è decisivo. Niente cronometraggio automatico, niente telecamere, sensori sul parquet, copertura wifi, controllo della temperatura. «In pista si gira col body — spiega il c.t. azzurro a Corriere.it — e sotto i 16/17 gradi pedalare a 60 km all’ora con 18 millimoli di acido lattico nelle gambe è prender pugnalate».”

cicliste pista
Da sinistra in prima fila: Guderzo, Paternoster, Pattaro, Bissolati, Confalonieri, Vece, Balsamo. In seconda: Alzini, Andreotti, Barbieri, Manzoni. In terza Frapporti e Valsecchi (Bonarrigo)

Significative le parole del CT Salvoldi (Corriere.it): «Gli inglesi hanno specialisti di analisi della performance, i francesi sono maestri di metodologia, noi ci difendiamo con applicazione, testardaggine e bricolage. E funziona». Funziona finché non piove. Da sei mesi il tetto del velodromo, ultimato solo da sette anni, fa acqua da tutte le parti. Il telone che protegge la lamiera (in teoria anti-umidità) appoggiata sui 6.528 tubi della copertura, forse coibentato male, fa filtrare l’acqua sulle tribune e in pista.
«Puntiamo tutto sul Mondiale olandese di febbraio — spiega Salvoldi — e senza impianto torneremmo indietro di anni. In stage all’estero potremmo mandare poche atlete, chi ancora va a scuola dovrebbe allenarsi su strada o smettere. Sarebbe un vero delitto».

Il ciclismo merita risposte immediate.
Cicliste e ciclisti hanno dimostrato di avere le potenzialità per battere ogni tipo di avversario e stanno continuando nelle loro imprese.
Sarà forse la burocrazia Italiana a sconfiggere i nostri atleti?

Ilenia Milanese & Walter Pettinati
cicliste.eu