Mara Mosole: ex ciclista, donna e mamma ancora entusiasta e super appassionata di ciclismo. Che sia per un cromosoma a forma di ruota? 
09 ottobre 2017 -  Non ha bisogno di certo di molte presentazioni…  
È lei: Mara Mosole, con la sua grandissima passione per il ciclismo a viaggiare insieme a noi nel mondo del ciclismo femminile. Classe 1968, nata e cresciuta in una famiglia di ciclisti, ha iniziato la sua carriera gareggiando con il tesserino del cugino coetaneo che aveva la febbre.


Velocista, partecipava alle corse per vincere ed essendoci poche donne, considerava le sue vittorie assolute, quando batteva tutti, maschi compresi.

La vittoria che non dimenticherai mai?
Il Campionato italiano vinto il giorno del mio compleanno: il 12.08.1984.

Cos’è significato per te vivere e crescere in un mondo così maschile come quello del ciclismo?
Sono cresciuta con fratelli e cugini maschi e ho cominciato presto a lavorare nell’azienda di famiglia dove per il 95% erano uomini. Ero anch’io un po’ “maschio”: capelli corti e via, senza distinzioni.
Ho sempre dato il massimo e affrontato tutte le difficoltà e, forse è per questo che mi ritrovo questo carattere forte e battagliero. I problemi li risolvo.

Quali sono le differenze tra il ciclismo femminile dei tuoi tempi e quello di oggi?
Tanta differenza.
Ai miei tempi, nessuno ci teneva in considerazione. Eravamo in poche ed erano poche anche le gare.
Noi donne eravamo divise solo in due categorie: Junior 14-16 anni e Senior dai 17 anni a quando si smetteva di correre.
Inoltre, le competizioni erano per lo più in Lombardia e ogni domenica dovevamo affrontare una trasferta.

Quale aspetto di questo sport ti piace di più?
Il senso di libertà, sole, acqua, salite, discese, velocità, fatica: un cambiamento continuo.
Avevo iniziato con il nuoto, ma essere sempre in piscina era come rimanere “ferma” a ripetere gli stessi movimenti e mi annoiava.

E qual è, secondo te, il suo maggior limite?
Non ha limite.
Il ciclismo è uno sport che va bene per tutte le età e per tutte le capacità.
Il limite è personale. In base al fisico e all’allenamento, ognuno sa cosa può e cosa riesce ad affrontare.

Meglio vincere o partecipare?
Da buon “Leone” quando gareggiavo partivo sempre per vincere, ma con il tempo mi sono “smussata” un po’.
Ora credo che sia bello partecipare, ma - per quel che mi riguarda - senza il numero dorsale, altrimenti è la mia grinta a prevalere….

Qual è stata la tua “sfida” più grande?
Partecipare al Trofeo Baracchi, una gara a cronometro a coppie.
Essendo una velocista, per la prima volta partivo già perdente, ma la mia compagna - la finlandese Madonna Harris - pedalò talmente forte che vincemmo.

Quali sono i sacrifici più grandi che una donna che sceglie una carriera da ciclista deve fare?
Nessuno, se non ha famiglia e naturalmente stipendio a parte, visto che non si può paragonare a quello maschile.
Per quanto mi riguarda, pedalare non è stato un sacrificio.

Il regalo più bello che il ciclismo ti ha fatto?
Conoscere tante belle persone, tra le quali la mia migliore amica: l’ex Campionessa del Mondo Alessandra Cappellotto.

Nel tempo libero ricopri la carica di Presidente del G.S. Mosole, squadra per ciclisti Giovanissimi. Essere circondata da 58 bambini dai 7 ai 14 anni di età, cosa porta nella tua vita e cosa, eventualmente, toglie?
Io la chiamo “la mia famiglia allargata” e loro sono “i miei bambini”.
Ho ancora tanto entusiasmo per il ciclismo. Mi piace organizzare gare e non posso stare senza pedalare. Forse è il lavoro a togliermi il tempo che dedicherei a questa mia grande passione.

Questo sport continua a vivere principalmente grazie al volontariato delle tante persone che si impegnano e passano il loro tempo a inseguire e a trasmettere la passione per la bicicletta. Da appassionata, da ex ciclista e da presidente di una società ciclistica, te la senti di aggiungere qualcosa su questo aspetto?
Bisogna credere nell’attività giovanile, insegnare già da piccoli ai bambini a fare sport. Così facendo si avvicinano anche i genitori e si riesce a coinvolgere tutta la famiglia.
Il che vuol dire nuove amicizie e nessuna frustrazione alla domenica perché si sa sempre cosa fare. Trascinandoli e facendoli partecipare alle attività della squadra si ha sempre un tornaconto, che è anche l’aiuto pratico nell’organizzazione di manifestazioni ed eventi.

Il 2017 è stato un anno di grandi risultati per il ciclismo italiano e per quello femminile in particolare.
Le ragazze juniores sono protagoniste a livello internazionale, ma non riescono a ripetere i soliti traguardi da élite, a cosa è dovuto?
In Italia le ragazze iniziano a correre già da piccole. Questo vantaggio però spesso svanisce nel passaggio alla categoria élite perché si trovano a dover affrontare le straniere che - pur arrivando magari da altre discipline - iniziando più avanti con l’età ed essendo più mature, sono anche molto più competitive.

Famiglia, passione, investimenti e futuro…
Ricordiamo che, superati gli ostacoli burocratici, tra pochi mesi potranno iniziare i lavori di costruzione del nuovo velodromo fra Spresiano e Treviso. Finalmente una struttura nuova, che porterà in alto anche il nome dell’Italia. Vuoi aggiungere altro?
É un sogno che dura da 32 anni.
Abito a 500 metri da dove nascerà il velodromo e sapere che potrò pedalare anche con il freddo e la pioggia, per 12 mesi all’anno, è una cosa meravigliosa.
Sono una ex ciclista, ma ho ancora tanta voglia di pedalare e una grande passione.
Mio figlio dice sempre che ho un cromosoma a forma di ruota.

Ora i tuoi occhi sono puntati su?
Sto cercando di organizzare il meeting regionale per i giovanissimi a Luglio 2018 e spero, dopo l’apertura del velodromo, di poter fare i Campionati italiani nel 2019.

Il sogno nel cassetto di Mara?
Andare in pensione.

Giornata tipo?!
Allenamento in bicicletta al mattino, pomeriggio ad allenare “i miei bambini” e di sera a lavorare in una gelateria… non riesco a stare tanto tempo senza lavorare.

Ciclismo è passione. Passione è amore. Amore è famiglia e disponibilità… essere sempre e comunque in prima linea.
La simpatia, l’entusiasmo e il carisma di Mara sono contagiosi e il merito è sicuramente di quel cromosoma a forma di ruota!

Ilenia Milanese
cicliste.eu

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